Ogni tanto penso a Badarina
Lo faccio da quando ho letto la seconda fatica enoica del bravo giornalista-non-cru (nel senso che si occupa di svariati temi) Andrea Scanzi, “Il vino degli altri”, e tra le tante cose mi è rimasta in testa l’espressione attribuita a Franco Ziliani: ”Ci vorrebbe il coraggio di ammettere che un cru Badarina non avrà mai la qualità di un cru Vigna Rionda”.
Ma è davvero così?
E quanto deve essersi sentito triste Badarina dinanzi a un tale trattamento?
Spero almeno non segua il Doctor Wine, Daniele Cernilli, dal quale apprendo che, a suo parere, i grandi Barolo nascono tra la Collina Rionda e la Cascina Francia, forse arrivano alla Ginestra e sfiorano la Bussia.
Insomma, anche qui di Badarina neanche l’ombra.
Inoltre mi auguro che questo povero vigneto non si sia mai googlato. Perché? Perché a parte delle bottiglie di alcuni produttori, di lui non c’è traccia.

Badarina comunque è un cru di Serralunga d’Alba con esposizione della zona nord a est/sud-est e della zona sud a sud/sud-est.
L’altezza media è di circa 420 metri s.l.m. e ciò sconsiglia la coltivazione del Nebbiolo a favore del, precedentemente coltivato, Dolcetto.
Tra i principali produttori che ne vinificano le uve in purezza troviamo Bersano di Nizza Monferrato, Bruna Grimaldi di Serralunga d’Alba e… ma va! No, non può essere!?!
I Barolo di Domenico Clerico provengono tutti da cru di proprietà siti a Monforte d’Alba! Eppure… Aspetta che chiamo in azienda.
“Pronto, buongiorno, mi scusi se la disturbo, sono…” (un pirla che si fa dei viaggi su di un vino.)
Era vero!

Cantina di Domenico Clerico Enoplane

Aeroplanservaj (aeroplano selvatico) è il soprannome con il quale suo padre usava chiamare Domenico da bambino.
La prima annata prodotta è stata la 2006, ma il boom si è verificato con la calda 2007 che ha entusiasmato la critica straniera e non (Il Sig. Clerico però preferisce le annate fredde come la 2008, secondo lui più adatte alla produzione di grandi nebbioli nel suo stile).
Dalla telefonata ho anche appreso che è stato prodotto solo nelle annate ritenute all’altezza: 2009, 2011 e 2012 mancano infatti all’appello.
La parcella in affitto è un prolungamento del cru Cascina Francia e ha esposizione est/sud-est.
Il terreno, l’altitudine e le condizioni climatiche garantiscono un’acidità del vino più alta rispetto alla media degli altri Barolo della cantina. Ciò rende necessario un’ulteriore sosta nelle barrique (qualche mese in più rispetto al Barolo Pajana e al Barolo Ciabot Mentin) e un ulteriore anno di permanenza in bottiglia (sempre rispetto ai suddetti vini) prima della commercializzazione.
Per intenderci, rispetto alle MGA di Monforte d’Alba, la vendemmia qui viene ritardata mediamente di 5 giorni. Un abisso considerate le poche centinaia di metri di distanza.
L’Aeroplanservaj comunque viene prodotto in sole 6500 bottiglie e per la sua commercializzazione sono state realizzate 6 differenti etichette che lo rappresentano.

Domenico Clerico

Vuoi sapere se mi è piaciuta?

L’Aeroplanservaj 2007 (annata classificata come “grande” ma non “eccezionale” e, come detto precedentemente, calda) accende subito le turbine e si presenta in tutta la sua opulenza: grande struttura, una bomba al naso e una persistenza praticamente infinita.
La curva evolutiva è chiara sin da subito e tra commensali, siamo stati tutti concordi nel cercarne un’altra bottiglia da riassaggiare tra qualche anno, molti anni, quando si esprimerà al meglio, avendo ulteriormente sviluppato la parte olfattiva e assorbito maggiormente i frutti del lungo passaggio in barrique.
Già ora, i profumi percepiti spaziano dalle spezie dolci al floreale, dal mentolato a una sottile nuance di frutta secca natalizia.
Grazia alla trama tannica e soprattutto acida (conferita da Badarina!) non stanca, stordisce piacevolmente e chiama l’abbinamento a “passeggeri” di grande struttura e persistenza.
Tra i tanti cibi ingurgitati, l’ho adorato con formaggi stagionati come il Vezzena Stravecchio.
Domenico Clerico, per quel poco che conto di conoscerlo, è come se fosse qui in mezzo a noi.
Non per tutti. Jumbo selvatico.

 

Logo ClericoDopo aver abbandonato il lavoro da agente di commercio, Domenico Clerico nel 1976 prende in mano le redini dell’azienda paterna con l’aiuto della moglie Giuliana. Nel 1977 acquista un piccolo appezzamento nel cuore della Bussia, che gli permette di produrre il suo primo Barolo, il “Briccotto Bussia”. Qualche anno più tardi riesce a ottenere due fantastiche vigne nel cru Ginestra dalle quali inizia a produrre i Barolo “Ciabot Mentin” e “Pajana” e nel 1995 un appezzamento in un altro cru sempre a Monforte d’Alba, Mosconi, dal quale dà vita al “Percristina”. Con buona volontà ed entusiasmo, prima di lasciarci nel 2017 per un brutto male, arriva a costruire un’azienda che oggi è composta da circa 21 ettari per un totale di 110.000 bottiglie annue. Raccontava: “Fare vino significa trasformare in emozioni tutti i sacrifici, le fatiche e l’entusiasmo di un anno speso in vigna e in cantina. Mi piace il vino che posso condividere con gli amici durante una cena.”

 

La fotografia della cantina è stata fornita da Semprenavig mentre quella di Domenico Clerico è stata scelta dallo stesso produttore

 

About the Author: Andrea “Enoplane” Penna

Nato a Genova non troppi anni fa (più o meno), passo l’adolescenza a chiedermi perché abbia sempre preferito un raviolo cotto sulla stufa a un’exogino, o ancora cosa mi avesse spinto, ancora infante, a scolarmi tutti i fondi di Moscato d’Asti lasciati incustoditi dagli adulti, dopo il brindisi di capodanno, incappando nella mia prima ciucca. Intanto, diventato prima Sommelier Professionista AIS e poi Assaggiatore ONAF, dopo svariate esperienze nel mondo della ristorazione, tra cui il servizio dei vini al ristorante “La Terrazza” del Belmond Hotel Splendido a Portofino, dall’ottobre del 2016 sono entrato a far parte dell’Elenco regionale degli Esperti Degustatori dei Vini D.O.C. presso la Camera di Commercio di Genova per poi bla bla bla… Perdonami, mi sto annoiando da solo. Beh, ti prego di mantenere il segreto, ma sappi che ancora oggi, nonostante sospetti sia colpa degli uomini della mia famiglia, del nonno paterno, commerciante di vino in giro per il nord Italia, di quello materno, agricoltore, combattente e scrittore, e di mio padre, agronomo mancato con il tocco per la fotografia (che io non ho), continuo a chiedermelo qui su Enoplane.com.

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