Anche se nel 2018 la Michelin gli ha attribuito una stella, ritengo che la vera popolarità per la sig.ra Jay Fai sia arrivata quando è stata protagonista del 1° episodio della serie Street Food, andata in onda su Netflix nel 2019.
Anche io, da buon baggiano quale sono, ne sono rimasto affascinato e  dal momento in cui abbiamo deciso con Pula di visitare la Thailandia, in cima alla lista delle priorità di viaggio si è insediato l’assaggio della sua famosa omelette di granchio.

Preparato a ore e ore di coda, improvvisamente mi sono ricordato che in uno dei tanti speciali sul cibo di strada da me divorati, per un attimo, su di un muro del locale della Signora thailandese era apparso un foglio con scritto un indirizzo mail. Cribbio, se avessi ritrovato il fotogramma,  magari avrei potuto saltare la fila e prenotare un tavolo da cui godermi lo spettacolo.

E infatti lo sapevo, eccola qua: jayfaibangkok@gmail.com

Motivo per cui già a dicembre, ho scritto nel mio inglese maccheronico una toccante lettera su quanto avrei voluto mangiare da lei (mica fingevo, eh!). Mi andava bene a qualunque ora e in qualunque giorno del viaggio. Un tavolo e una forchetta non erano necessari, sarei stato più che felice di consumare il mio pasto con le mani, in piedi sul marciapiede dinanzi alla sua piccola bottega.

Il giorno dopo la pronta risposta di un certo (o certa…) Fon, fredda ma gentile, mi ha spezzato il cuore.  Il messaggio, probabilmente a causa del gran numero di suppliche che ricevono quotidianamente, aveva il gusto di un copia-incolla.

Maledetto Fon! I tavoli erano pieni, sempre, da dicembre a febbraio. Però mi lasciava una speranza. Consigliava di presentarmi una mattina, prima delle 11,00, per prendere un numero del walk-in (qualche seat non prenotabile i giorni precedenti) o dell’asporto (che iniziava con l’apertura del locale tra le 13,30 e le 14,00), un’unica coda per entrambi. Inoltre c’era un monito: i numeri sono molto limitati e non poteva darmi certezze. Anzi mi consigliava, terminati i posti disponibili, di non aspettare invano.

Caro il mio Fon, non vedo l’ora di guardarti negli occhi quando ritirerò il mio asporto, ballando con gioia, per mangiarmelo “dove non ho ancora deciso”. Ce la farò, anche a costo di montare una tenda sul marciapiede davanti al Raan Jay Fai… magari una Quecha 2 secondi, che lì a Chinatown non lo so se impazziscono per i picchetti nel cemento.

Comunque, se anche tu avessi intenzione di prenotare un tavolo, eccoti le loro istruzioni: le prenotazioni vengono aperte il primo di ciascun mese, 60 giorni prima del periodo in questione (esempio: il 1° gennaio aprono per marzo). Non specificano però il come e il dove. Immaginavo via mail, ma in Thailandia ho scoperto che usano Chope, una specie di The Fork asiatico.

Insomma, il 23 gennaio, qualche minuto prima delle 10,30, io e Pula ci siamo messi in coda in terza posizione per segnarci sul “mitico foglio”. Ci sono voluti una ventina di minuti prima che ci riuscissimo e quattro ore e mezza dopo abbiamo ritirato il famoso khai jiao poo, nome locale dell’omelette di granchio, e una porzione di dry tom yam.

Jay Fai Bangkok omelette di granchio

Così facendo, inoltre, abbiamo potuto girovagare un paio d’ore per il quartiere, prima di ritornare al ristorante in tempo per l’apertura. Tanto oramai eravamo a posto mio caro Fon!

Quanto abbiamo speso? Poco più di 50 euro.

Ne è valsa la pena? Intanto sappi che se non riesci a prenotare un tavolo, l’ideale è essere lì per le dieci, così da non buttare un minuto in più del necessario in coda. Nel caso non ci riuscissi, ricordati di andare almeno in coppia. Uno sta in fila e l’altro recupera del cibo  dalle attività nelle vicinanze. Il risultato sarà la trasformazione dell’attesa in un piccolo master sullo street food di Bangkok.

Tornando a noi, lasciatelo dire: quell’omelette non sarà mai il Sacro Graal che cerchi. E potrei anche sbagliarmi, ma dai discorsi con i thailandesi incontrati nel viaggio non credo, non è uno dei piatti thailandesi più storici o apprezzati localmente. Se confrontato con Pad Thai, Tom Yam… tende a sparire.

Adesso, visto che un fulmine a ciel sereno non mi ha ancora colpito, lasciami ancora dire che l’eccezionalità della famosa omelette (e di chi la cucina) sta in quello che rappresenta.  Il simbolo di un movimento e uno stupefacente traino per lo stesso. Non sta nel gusto, in città se ne trovano altre notevoli e a prezzo inferiore, o nella caratura degli ingredienti, alcuni tra condimenti e salse parevano industriali e non fatti in casa come invece accade per i piatti serviti da Bo.lan. Sta nella purezza di un gesto che ti rapisce il cuore.

Il suo modo di cucinare è terribilmente viscerale. Jay Fai a volte pare un fabbro, a volte un aviatore, a volte una divinità.  A 76 anni davvero lavora per 13 ore al giorno, con un minimo aiuto delle sue assistenti che organizzano la linea e ultimano le cotture. Così che lei possa ridurre i tempi delle preparazioni, circa 10 minuti a piatto.

E poi dimmi: tu, nel suo caso, quante altre sedi avresti aperto se avessi ricevuto una stella Michelin e fossi apparsa su Netflix?
Lei nessuna. Penso perché in tutti i piatti che prepara c’è un pezzo di lei. Senza, tutto il contorno diventerebbe secondario.
Assaggiare questa omelette non migliorerà né cambierà il tuo palato. Insomma, non ascenderai al Nirvana. Forse ti emozionerai nel vederla preparare, di certo sarà un’esperienza.

Se la provi, fammi sapere cosa ne pensi.

 

Jay Fai
327 Samran Rat Intersection, Phra Nakhon,
10200 Bangkok (TH)
+66 92 724 9633

 

PS: perché la Michelin attribuisca in Asia questo tipo di stelle non l’ho ancora capito.
PPS: tutto ciò non vuol dire che non sia buona, anzi.

 

“Jay Fai, tutta la verità, nient’altro che la verità!” è il seguito di questo articolo e fa parte della serie Foodie Trips – Cruda guida enogastronomica della Thailandia. Nel prossimo episodio, finalmente ti parlerò del mio ristorante preferito, di vino, di Khao San Road, di cocktails e ghiaccio, di ristoranti stellati, del mercato galleggiante di Daemon Sudawak, del battello “segreto” di Bangkok, delle isole Similan e di tante altre cose.
A presto.

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