Ti sei mai chiesto cos’è che rende magica Roma? Perché riesce a essere allo stesso tempo così maestosa e onirica? Oppure, come me sino a oggi, hai sempre dato tutto per scontato. Gli indistruttibili sampietrini, la silenziosa dicotomia tra er Cuppolone e il Colosseo, lo specchiarsi della luna sul Tevere… Tanto sono lì da sempre.

Beh, martedì mattina mi sono alzato abbastanza presto. Facendosi strada tra i palazzi, il primo sole del giorno sembrava voler trasformare tutto in oro e dopo aver fatto colazione, mi sono perso con Pula in quella porzione di centro storico racchiusa tra il fiume e le mura gianicolensi. Piazza del Popolo, Via del Babuino, Piazza di Spagna… Anche questa volta non ho avuto il coraggio di entrare a prendere il secondo espresso della giornata allo storico Caffé Greco (ma prima o poi lo farò…) e senza neanche sapere come, passando per Via dei Coronari, ci siamo ritrovati a curiosare tra i banchi del mercato di Testaccio con una fame assurda. E ovviamente, come sempre capita a Roma, con le caviglie doloranti.

A quel punto, sulla strada del ritorno in albergo, sentendomi abbastanza un folle, ho provato a chiedere un tavolo per due a uno dei monumenti della ristorazione capitolina, il locale aperto nel 1961 in Salita de’ Crescenzi dalla famiglia Gargioli, una trattoria che piace in egual misura ad autoctoni e foresti: Armando al Pantheon.

Botta di cXXo assurda: si era appena liberato un tavolo e ci hanno fatto accomodare.

La vista sul Pantheon dall’entrata del ristorante

Cesanese del Lazio IGP “Collefurno” 2020 di Carlo Noro – 36,00 euro

Polpettine di farro con salsa al tartufo nero

Bottoncino di pane con coratella d’abbacchio e cicoria ripassata

Spaghetti alla Carbonara

Rigatoni all’Amatriciana

Trippa alla romana con pomodoro, pecorino romano, pepe e menta

Carciofo alla romana

Tiramisù con cantucci alle nocciole e gocce di cioccolato

Il bottoncino di pane (del forno Roscioli) è un inizio da sogno: volitivo ma confortevole, ne avrei mangiati dieci; l’Amatriciana merita la A maiuscola, mentre la trippa, che più romana di così non si può, risulta tenace e saporita. E pazienza se per mio gusto la carbonara tendeva a sparire nel rosso d’uovo (come le polpettine di farro che ho trovato un po’ anonime)… Sono convinto che in tanti apprezzino la sua delicatezza (non ho detto leggerezza eh). Che poi tanto la storia insegna che la ricetta perfetta non esiste, figuriamoci la migliore.

Ma torniamo a noi… Mangiare con gusto, quasi fino a scoppiare (le porzioni di primi e secondi sono decisamente generose), l’autentica cucina capitolina in una sala che sa di eternità, accompagnarla a un bella bottiglia di vino, anche naturale, (tra l’altro venduta con un ricarico che per la scena cittadina è davvero tanta roba. Vuoi un esempio? Il Montepulciano d’Abruzzo di Emilio Pepe 2020 servito al tavolo costa 58,00 euro) presentata con smisurata passione, radiosità e competenza da Fabiana Gargioli, per poi uscire a fumarsi una sigaretta ammirando distrattamente il Pantheon e rientrare per un tiramisù che a Roma sembra sempre il migliore mai assaggiato… Non è forse questa la magia di Roma?!?

 

Armando al Pantheon
Salita de’ Crescenzi, 31
00186 Roma (RM)
www.armandoalpantheon.it

Piatti alla carta da 6,00 a 19,00 euro, i dolci 8,00/12,00

 

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