Cinque, dieci, venti… oramai ho perso il conto. Se penso a quante volte ho iniziato a scrivere de La Brinca, la premiata trattoria della famiglia Circella, mi viene da ridere. Sarà per colpa delle mie radici materne, dell’ammirazione che ho per Sergio, dell’amicizia che mi lega a suo figlio, Matteo, o semplicemente per le numerose occasioni, pranzi o cene che fossero, in cui mangiando divinamente, ma anche solo sfogliandone la carta dei vini, mi sono sentito coccolato, fatto sta che mi è costantemente sembrato di non rendergli il giusto tributo e perciò, alla fine, ho sempre lasciato perdere.
Pochi giorni fa all’ennesimo “passerò qualche giorno nella tua zona. Dove mi consigli di andare assolutamente a cena?“, non ce l’ho più fatta e di getto ho iniziato a scrivere. Tanto non è che poi ci sia molto altro da dire su di uno dei templi della ristorazione tradizionale, ligure e italiana. Quindi intanto eccoti alcune delle foto dei piatti che ho scattato in questi anni.
Adesso potrei fare finta che fosse una nuova esperienza e raccontarti prima la storia della trattoria (che trovi qui sul loro sito) e dopo che in tutto il mondo non troverai mai un pesto al mortaio migliore o che la punta di vitello ha una intensità tale che… ma sarebbero tutte cose già sentite e difficilmente riuscirei a essere obbiettivo.
La cucina de La Brinca è per me la rappresentazione perfetta del concetto di “cucina della memoria”. A ogni boccone la mia testa rivive l’emozione generata da un pasto preparato da mia nonna Ines, un’autoctona di Campo di Ne.
Gli autentici sapori della Val Graveglia, lo splendido equilibrio gustativo dei piatti in carta e la morbosa cura dei dettagli esperienziali quasi quasi vengono messi in ombra dal potere dei ricordi che ogni sacrosanta volta mi manda il cervello in brodo di giuggiole.
Passeranno gli anni, ma la cucina della famiglia Circella – della mamma Franca, della moglie Pierangela, del fratello Roberto e di suo figlio Stefano, dell’altro figlio di Sergio Simone, lo chef, l’uomo che porta sulle spalle il peso della sfida di traghettarla nel futuro – rimarrà per me sempre un imprescindibile unicum che sa di casa, di Val Graveglia, di Liguria. Una granitica certezza che spero non cambi mai. Ci sono format che per sopravvivere hanno bisogno di evolvere, La Brinca anche no.
Siccome invece ho sempre odiato il cancarone di mio nonno Pietro (scherzo eh), posso parlarti serenamente della magnificenza della carta dei vini, un manufatto enoico in costante evoluzione che non segue le mode, che piaccia o no le crea. Era così già ai tempi di Sergio, continua a esserlo anche adesso che è gestita da Matteo. Composta da circa 1000 etichette, probabilmente molte di più, si apre con la proposta di una ventina di vini serviti al bicchiere, dei cocktails creati da Simone e di qualche birra giusta. Dopo le magnum, in totale una cinquantina di referenze comprese tra il Monfortino 2015 di Roberto Conterno e il Toseo 2016 de La Ricolla, prosegue con la selezione ligure, semplicemente il meglio di quello che la regione può offrire, naturale o no, per poi portarti in giro per tutte le regioni d’Italia e per il mondo. Langhe e Francia sono sugli scudi, sebbene con una dimensione appena un filo più orizzontale che verticale. Chiude con una sontuosa offerta di grappe, vini dolci e distillati.
Ci si diverte a partire dai 18,00 euro del “Sentè” 2016 di U Cantin o de “Il Brutto Anatroccolo” 2019 de Il Torchio, al bicchiere dai 6,00 euro chiesti per un calice di “Terre Silvate” 2019 de La Distesa. In più se non hai voglia di scegliere alcunché, Sergio e Matteo non si tireranno di certo indietro dall’organizzarti un pairing (peraltro già presente nel menu per accompagnare i degustazione) cucito sullo tue preferenze. Ah, in caso ti facesse piacere (e so che dopo esserci stato sarà sicuramente così), La Brinca è anche enoteca, difatti per ogni etichetta è presente in carta il prezzo per l’asporto.
Nel caso adesso gradissi un goccio di sano voyeurismo enoico, ti butto lì qualche altro nome a caso: Bartolo Mascarello, Anselme Selosse, Joško Gravner, Walter De Battè, Gilles De Courcel, Teobaldo Rivella, Giovanni Canonica, Nino Perrino, Alain Labet, Didier Dagueneau, Stephane Bernaudeau, Corinne Mentzelopoulos, Benoît Tarlant, Giuseppe Quintarelli, Nicolas Joly, Hervé Berland, Emidio Pepe, Pierre Overnoy, Jean François Ganevat… devo continuare?
Il servizio poi merita un discorso a parte. Dalla prima volta che ci ho messo piede, più di 25 anni fa, come potrai immaginare il personale di sala è cambiato svariate volte. Eppure avrei anche potuto non accorgermene tanto il pensiero di Sergio e famiglia, affabile quanto elegante, viene ogni volta trasmesso ai collaboratori. Saranno solo mie viaggi, ma a volte mi ritrovo a pensare quale esperienza gustativa folgorante debba essere per qualcuno che come me non è cresciuto a pesto e raieü. Perché? Perché quella de La Brinca è una Liguria dove la torta di riso è infinita. E così sia.
Trattoria La Brinca
Via Campo di Ne, 58
16040 Ne (GE)
+39 0185 337 480
www.brinca.it
Menù degustazione, 45,00/60,00 euro (65,00/90,00 con abbinamento vini)
Piatti alla carta: 6,00/18,00 euro, 8,00 i dolci