Quante amicizie saranno nate grazie a una bottiglia di vino?
Secondo me tantissime. E infatti amo pensare che siano per certi versi il riflesso di quel succo d’uva: vere o di opportunità, appassionate o distratte, dritte o tortuose, brevi o senza tempo.
Partendo da questa chiave di lettura, quelle nate da un calice di Elena Pantaleoni suscitano in me invidia perché stupendamente vive, fasiche quanto immobili, come i suoi vini.

La Stoppa si trova per un pelo in Emilia, nonostante i più distratti pensino sia in Lombardia. È stata fondata nel 1800 e  acquistata dalla famiglia Pantaleoni nel 1973 da un avvocato di nome Ageno, a cui peraltro è dedicato il medesimo vino.
Famosa per un Cabernet chiamato Bordeaux (antenato del defunto dal 2005 Stoppa), produceva anche Brachetto, Pinot Nero, Sauvignon Blanc, Sémillon e qualche vitigno locale.
Ma dal giorno in cui Elena ne ha ricevuto il timone dal padre, la via è stata tracciata ancora più nitida.
Sono rimasti Barbera, Bonarda, Malvasia di Candia, Ortrugo, Trebbiano e il cuore del vigneto di Cabernet Sauvignon che ha dato i natali a quello che per molti degustatori era uno, se non il migliore, dei tagli bordolesi italiani (Elena e Giulio “Denavolo” Armani, con cui divide la cantina, stanno riflettendo su cosa farne in futuro. Sicuramente non si chiamerà più Stoppa).

I suoi vini vogliono avere un carattere locale, proprio, non hanno paura degli spigoli, anzi li usano per scalare il cuore di chi li assaggia e una volta raggiunta la cima, rimangono lì, immobili e sorridenti.
Figli del territorio e del clima caldo, secco e ventoso, nascono su terreni non concimati argillosi e limosi, ricchi di ferro e poveri di azoto, caratteristica che gli conferisce un identificativo sentore di ridotto.
Hanno bisogno di essere aspettati per ottenere una stabilizzazione naturale siccome non si piacciono da giovani e devono raggiungere un loro equilibrio.
Tutto deve avere un equilibrio.
Elena continua a fare il vino come ha sempre fatto. Diraspa le sue uve. Vinifica in acciaio o cemento. Le fermentazioni sono spontanee e senza controllo della temperatura. Il Brett se l’è fatto amico. Quando filtra, lo fa per decantazione e non chiarifica.
Negli ultimi anni è scomparsa la distinzione tra botti e barrique e la permanenza in bottiglia, prima dell’immissione sul mercato, sta diminuendo a favore di una maggiore sosta in legno.
Talvolta alcuni dei suoi vini, a causa delle fermentazioni che possono durare anche 2 anni, hanno una volatile un po’ elevata, bilanciata però dal possente profilo degli stessi.

La Stoppa visita in cantina Rivergaro Esterni

Se il mondo del vino sta riscoprendo una nuova autenticità, Elena osserva immobile, aspetta che i suoi vini siano pronti.
Sorride, come ha sempre fatto e sempre farà.

 

PS: se vuoi leggere dei suoi vini trovi e troverai in futuro qualcosa sul mio account Instagram.

PPS: in questo post non sono presenti foto della vignaiola perché non le avrebbero reso giustizia.

 

La Stoppa visita in cantina Rivergaro Elena Pantaleoni

La Stoppa visita in cantina

La Stoppa visita in cantina sala

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