Eccoci arrivati alla seconda e ultima parte di “The Syrah Saga: viaggio attorno a un’uva”. In realtà un po’ sono triste siccome mi sembra di aver solamente grattato la superfice di una roccia molto più profonda di quanto appaia. Ma la stagione è terminata già da qualche giorno e, come promesso, è arrivato il momento di voltare pagina.
Perfetto, adesso che sono riuscito a usato tre frasi fatte in due righe, non mi resta che augurarti buona lettura!
PS: nel caso ti fossi perso la prima parte di “The Syrah Saga: viaggio attorno a un’uva”, la trovi qui.
Come per la prima, l’ideale per iniziare a leggere la seconda parte di “The Syrah Saga: viaggio attorno a un’uva” sarebbe che ti versassi un calice di Syrah. Se ancora non sai quale, lascia che te ne proponga uno io.
Syrah IGP “Terra” 2019 di Slope – Thibaud Capellaro (Condrieu – FR)
Thibaud è un giovane produttore con sede a Condrieu considerato tra le Supernova del Rodano Settentrionale.
Slope è il suo progetto da négociant con le uve acquistate da alcuni contadini amici.
Terra è una cuvée di Syrah proveniente in parte dall’Ardèche meridionale e in parte da Chavanay, paesino a nord dell’AOC Saint Joseph.
Vinificata in carbonica e affinata per quasi un anno tra anfore e legni esausti, si veste di fiori, frutti bosco e tenebra mantenendo una silhouette equilibrata, golosa seppur fresca e persistente, dove il tessuto riluce per la texture fine del tannino. Insomma, uno splendido capo.
Perché come diceva Edith Head, un abito dovrebbe essere stretto abbastanza per mostrare che sei una
donna e sufficientemente morbido da provare che sei una signora.
ENP Wine Rating: ✈️✈️1/2
Prezzo in enoteca: 20,00 €
Finalmente è arrivato il momento di proseguire lasciandoci alle spalle il Rodano Meridionale. Non che serva, ma guardando il Rodano Settentrionale, anche solo da lontano, si evince chiaramente la grandezza del terroir e quella dei francesi, nel fare vino e nel venderlo.
Superata Montelimar, ancora prima di arrivare a Valence, lo scenario infatti cambia radicalmente. Innanzitutto in termini quantitativi: tutto risulta più ristretto, tanto che la più estesa delle otto appellation presenti, Crozes Hermitage, conta appena 1.500 ettari (per esempio Barolo 2100).
La riva destra è incastonata tra il Rodano e i primi rilievi del Massiccio Centrale. Qui il terroir è prevalentemente granitico e metamorfico, assai ripido (non vi è spesso alternativa ai terrazzamenti), e regala ai vini mineralità e sapidità, esaltandone la componente olfattiva.
Sulla riva sinistra invece l’avvicinamento ai rilievi prealpini è molto più graduale, la vite si accompagna ai frutteti e la composizione dei terreni è più diversificata. Ma ne parleremo più avanti.
Nel Rodano Settentrionale si susseguono un numero sterminato di cru, chiamati Lieux Dits, tutti diversamente caratterizzati (73 solo nei 200 ha abbondanti della Côte Rôtie) e con una storia da raccontare. Inoltre prevale il monovitigno: la Syrah per quanto riguarda i rossi e il Viognier nei vini bianchi.
A quasi duecento chilometri di distanza dal Mediterraneo, lungo un asse fluviale in cui iniziano a farsi sentire influenze climatiche semicontinentali, le temperature diventano più fresche.
I vini di Vienne (Côte Rôtie) erano celebrati da Plinio e Plutarco e già nel settecento approdavano sulle tavole nobiliari europee; quelli di Tain L’Hermitage erano invece i preferiti degli zar di Russia.
Insomma, furono talmente apprezzati nell’antichità che nel 1446 il Duca di Borgogna esiliò i vini del Rodano dalla sua regione per paura che si aggiudicassero il favore della capitale e spodestassero i vini di Borgogna.
Vediamo quindi come si compone questo fantastico territorio.
Côte Rôtie (270 ha – ammesso sino al 20% di Viogner)
L’eterno secondo dietro Hermitage, il “pendio arrostito”, ospita alcuni dei vigneti più ripidi di tutta la Francia, talmente impervi che hanno rischiato di essere abbandonati per quanto sono difficili da mandare avanti.
Ciò che appunto definisce i più grandi vini della Côte Rôtie è la posizione del vigneto su ripidi pendii granitici esposti a sud che proteggono la vite dai freddi venti settentrionali.
I 73 vigneti che lo compongono si dividono in due macro aree:
– a nord la Côte Brune, dove i terreni scuri (argillosi e ricchi di ossido di ferro) danno vini dal colore intenso che risultano essere virili, di eccellente struttura e concentrazione, con tannini marcati e una grande capacità d’invecchiamento;
– a sud la Côte Blonde, dove i terreni chiari sono ricchi di sabbia, calcare e silicio e i vini si distinguono per finezza ed eleganza, caratteristiche sostenute da una struttura tannica molto più delicata.
In entrambi i casi risultano complessi, minerali, dalle stupende note affumicate, e adatti a un lungo invecchiamento.
Si racconta che la distinzione in macro aree sia dovuta a un Conte locale, Louis de Maugiron, che aveva due figlie, una mora e una bionda, talmente gnocche belle da dedicargliele.
Cosa potrebbe vagamente ricordare la Cote Rotie e il suo terreno granitico? A mio avviso, alcune zone della Valtellina.
Côte-Rôtie “Vieilles Vignes” 2017 di Eric Texier (Charnay – FR)
Il frutto di una vigna ultraottantenne in Corps de Loup, l’estremità meridionale della Côte Rôtie, fermenta a grappolo intero e affina per venti mesi in vecchie barrique.
Complesso, vibrante e dai richiami balsamici, il Syrah di Eric Texier è un fresco cuscino dove perdersi in un sonno profondo. Un graffiante incanto da cui nessuno vorrebbe svegliarsi.
Serve altro?
ENP Wine Rating: ✈️✈️✈️
Prezzo in enoteca: 70,00 €
Massales”2016 di Stéphane Othéguy (Les Côtes d’Arey – FR)
“Amore al primo naso” per questa Serine, diraspata al 20%, che proviene dalle vigne più vecchie di due lieux dits della Côte-Brune: Leyat e Bonnivière. La commistione tra scisti e graniti, esposizioni e pendenze, origina un sorso ricco di materia, fresco ed elegante, sacrosanta consecutio delle tradizionali promesse olfattive.
Chiude graffiante in persistenza, sussurandomi che il tempo potrà pure essere un’illusione, ma esige comunque rispetto. E che a vantaggio del godimento di entrambi, sarebbe rimasta a farsi bella in bottiglia ancora per qualche lustro.
ENP Wine Rating: ✈️✈️1/2
Prezzo in enoteca: 61,00 €
Condrieu (110 ha)
La più grande denominazione di vino bianco del Rodano Settentrionale produce nettari ricchi e opulenti realizzati con il 100% di Viognier.
A causa dei terreni prevalentemente granitici, i vini Condrieu sono spesso cicciotti, non spiccano per acidità e,, tendenzialmente, si gustano al meglio giovani. Anche qui i vigneti si trovano su terrazze strette e ripide.
Château-Grillet (3,8 ha)
La piccola denominazione di Château Grillet è il monopolio di un solo produttore, Neyret-Gachet (10.000 bottiglie/anno). Il bianco prodotto è un vino corposo e poco acido, come un Condrieu.
Saint-Joseph (1200 ha – ammesso un 10% tra Marsanne e Roussanne)
Lungo questo tratto di 30 miglia, i vini variano dai più ricchi e mediterranei del sud ai più eleganti e complessi del nord (simili a quelli che si trovano in Côte Rôtie).
A Saint-Joseph si usa dire che “la Syrah ama la vista” per indicare che i migliori terreni sono quelli con la maggior pendenza.
Si producono anche vini bianchi da Marsanne e Roussanne.
Saint Joseph 2018 di Dard & Ribo (Mercurol – FR)
Le presentazioni per i padri di questa Syrah da vigne piantate su terreni granitici non servono. La vinificazione tradizionale avviene in tini troncoconici aperti, l’affinamento in legni esausti da 500 lt per quasi un anno.
Al naso racconta il territorio con frutta, spezie e salamoia. In bocca stupisce per beva e finezza del tannino, dimostrandosi una giovane ma equilibrata certezza.
ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 56 €
Crozes-Hermitage (1500 ha – adesso un 15% tra Marsanne e Roussanne)
La più grande denominazione del Rodano settentrionale viene facilmente confusa con Hermitage, l’AOC che abbraccia condividendo la riva orientale del Rodano.
La principale differenza con gli altri vini della regione sta nell’acidità dovuta all’esposizione data dal posizionamento sulla riva orientale del fiume.
Crozes-Hermitage “Saint James” 2017 di Domaine Les 4 Vents (Mercurol – FR)
Avevo grandi aspettative sulla Syrah fermentata a grappolo intero da Lucie Fourel e Nancy Cellier. Ma ahimè sapeva di tappo ?
Tu hai esperienze da raccontarmi con questo vino?
ENP Wine Rating: –
Prezzo in enoteca: 29,00 €
Hermitage (136 ha – minimo 76% Syrah)
La famosissima collina dell’Hermitage, in realtà composta da 3 clivi annessi, è nota per i suoi vini immortali, acclamati come i rossi migliori nel Rodano e tra i migliori del mondo.
Oltre alle Syrah, la collina produce anche alcuni eccezionali Marsanne e Roussanne.
La storia che da il nome a Hermitage è quella di un cavaliere del XIII secolo, Gaspard de Sterimberg.
Ferito in battaglia al ritorno da una crociata, cercò rifugio sulla collina e se ne innamorò, costruendo quindi una cappella e vivendo la sua vita in completa solitudine, in eremitaggio. Per questo motivo è stata chiamata “collina dell’eremita”.
Tra i cru più importanti troviamo:
– Les Bessards, un terroir granitico considerato semplicemente il migliore per i rossi nella denominazione: i suoi vini hanno tutto: forza, eleganza… È su questo pendio che troviamo la cappella di San Cristoforo, o meglio, una riproduzione più recente;
– Le Méal, dove si producono i vini più morbidi della denominazione grazie alla particolare esposizione a sud e al terreno alluvionale;
– Les Greffieux, famoso per l’intensità dei suoi vini data dal terreno limoso ricco di ciottoli;
– Les Murets e Les Doignières, grazie alla pendenza molto meno ripida e all’esposizione a est sono i terroir d’elezione dei grandi vini bianchi dell’AOC.
Siccome a Hermitage i suoli variano notevolmente in pochissimi metri, storicamente molti produttori amano assemblare il frutto delle tre colline in una singola bottiglia. Jean-Louis Chave e M. Chapoutier sono tra i più grandi maestri di tale pratica, praticamente dei piccoli Bartolo Mascarello ?
Hermitage “Monier de la Sizeranne” 2008 di M. Chapoutier (Tain l’Hermitage – FR)
Una delle Maison che più rappresenta la storia del Rodano e che già da tempo ha dato spazio alla biodinamica in vigna produce questa questa Syrah interamente diraspata dall’assemblaggio delle uve provenienti dai lieux dits di “Les Bessards”, “Le Méal” e “Les Greffieux”.
Il decennio abbondante in bottiglia l’ha assai ingentilita e levigata, conferendogli un’eleganza quasi sussurrata, finissima come la persistenza dei tannini e il piacevole tocco di liquirizia in chiusura di sorso.
Il nome del vino deriva da un’importante famiglia di Tain l’Hermitage e l’etichetta in braille è dedicata a un suo membro, Maurice Monier de la Sizeranne, il responsabile della creazione di una versione francese dell’alfabeto per non vedenti.
ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 89,00 €/ultima annata
Hermitage 2019 di Dard & Ribo (Mercurol – FR)
Per molti l’unico Hermitage bevibile dell’AOC. Con l’ausilio di un 10% di raspi, la fermentazione è spontanea e la massa viene lasciata ad affinare per una ventina di mesi in botti da 500 litri. Luminoso, vitale e impenetrabile, risulta assai deciso, anche per una questione di gioventù, ma già di grande eleganza. Stupisce per la beva assoluta, dimostrando quanto i grandi vini possono suonare “popolari”.
ENP Wine Rating: ✈️✈️1/2
Prezzo in enoteca: 90,00 €
Cornas (136 ha)
La più audace e tannica di tutte le Syrah del Rodano Settentrionale. I vigneti più apprezzati si trovano sulla collina dietro la città di Cornas, dove i terreni prevalentemente argillosi e granitici, mitigati dal calcare, sostengono le ripide terrazze. A poco a poco che ci si sposta a sud della città, verso Saint-Peray, le colline diventano più basse e il suolo più sabbioso, fornendo Cornas più pronti. Fa pensare che tra Cornas e Hermitage ci siano mediamente dieci giorni di differenza tra le vendemmie: uno per chilometro.
Cornas 2017 di Mickaël Bourg (Cornas – FR)
Sulla via della tradizione granitica, il Cornas di Mickaël Bourg, nato nel 2006 dalle viti prese in affitto da Matthieu Barret (per il quale ha anche lavorato un paio d’anni), è stata un’emozione che mi ha sedotto con sbuffi di polvere da sparo, frutti di bosco e spezie scure. Tutt’altro che indulgente, al palato si è rivelato piacevolmente teso e concentrato. E mentre allappava distinto, si attardava balsamico con stuzzicante sapidità.
ENP Wine Rating: ✈️✈️1/2
Prezzo in enoteca: 45 €
Cornas “Brise Cailloux” Rouge 2017 di Domaine du Coulet (Cornas – FR)
Un Syrah di grande carattere e struttura che al naso esplode di fiori, spezie e salamoia. Stupisce per come si presenta, fresco e iodato, libero di esprimere naturalmente il proprio territorio, per i Celti la “terra bruciata”, attraverso un millesimo.
Permane in un’accezione fiera e irrequieta il vino di corte, quello delle grandi occasioni.
ENP Wine Rating: ✈️✈️1/2
Prezzo in enoteca: 53 €
Saint-Péray (75 ha)
Saint-Peray, la denominazione più meridionale del Rodano Settentrionale è una minuscola valle situata al di là di una collina boscosa di fronte al fiume. La produzione più importante è quella degli spumanti realizzati principalmente con Marsanne.
In generale in Rodano negli ultimi anni abbiamo assistito a un innalzamento delle temperature che ha portato i produttori della regione a esplorare quei terreni storicamente riservati ai pascoli, dove si ferma la neve e non c’è matrice granitica. Ciò per continuare a fare vini eleganti e non iper-strutturati. Per lo stesso motivo, nonostante la parkerizzazione di fine secolo, è ritornata in auge la vinificazione a grappolo intero.
E nel resto del Mondo? Quanto è diffusa la Syrah?
Gli ettari vitati a Syrah sono circa 190000 così suddivisi:
– Francia 68000 ha;
– Australia 42000 ha;
– Spagna 19800 ha;
– Argentina 13000 ha;
– Sud Africa 10000 ha ;
– America 9500 ha;
– Italia 6800 ha;
– Chile 6000 ha.
Pensando anche solo all’Italia: ma quante bottigllie “da supermercato” rientrano in questi dati? Oh, 6800 ettari ?
In antichità questo vitigno è stato a lungo trascurato, a causa della sua bassa resa e della sua scarsa resistenza ad alcune malattie. Ma oggi, come si evince da questi dati, non è più così e, per esempio in Francia, la Syrah si è diffusa in tutto il Rodano e successivamente in Provenza, Languedoc-Roussillon e nel Sud-Ovest, sostituendo, curiosamente, in particolare il Carignano.
È passata da 1.600 ettari nel 1958 a più di 37.000 nel 1995 (di cui più della metà in Linguadoca-Rossiglione). Nel 2006 la sua superficie ha raggiunto i 67.592 ha.
Sud Africa e Svizzera, due realtà di cui attualmente si parla molto, rappresentano in realtà ancora produzioni marginali, ma visti i cambiamenti climatici in atto, potrebbero rappresentare il futuro della Syrah per i due stili.
Quali stili? Un attimo di pazienza.
Ma come è arrivato in Australia? Nel 1831, l’insegnante scozzese di viticoltura James Busby, spesso definito come “il padre della viticoltura australiana”, tornò in Europa per raccogliere esemplari di vite, principalmente in Francia e Spagna, al fine di migliorare il vigneto australiano. Una delle varietà raccolte fu la Syrah, sebbene Busby usasse due ortografie fantasiose: Scyras e Ciras.
Le talee furono piantate nel Royal Botanic Gardens di Sydney e nella Hunter Valley, e poi, nel 1839, introdotte nell’Australia del sud.
Dal 1860, la Syrah è diventata una delle varietà più importanti del continente, in particolare in Barossa Valley, Hunter Valley, McLaren Vale e Margaret River.
Margaret River
Margaret River non è sicuramente la regione australiana più famosa per il vino, ma solamente perché i grandi investitori ci sono arrivati trdi. Infatti è la principale regione vinicola nel sud-ovest dell’Australia occidentale, con più di 5.000 ettari coltivati a vite e più di 200 aziende vinicole, molte delle quali naturali.
Insomma una regione minuscola, ma che da sola produce il 20% della produzione di qualità dell’intero continente!
Il clima di Margaret River è più fortemente influenzato dal mare rispetto a qualsiasi altra regione australiana. Ha la più bassa escursione termica media annuale, di soli 7,6°C, e anche il clima più marcato in termini di precipitazioni. I suoli sono ricchi di argilla rossa e ghiaia, profondi e assai drenanti.
Cow Town Red 2018 di Sam Vinciullo (Cowaramup – AU)
La purezza del terreno argilloso, delle vecchie viti di Syrah, dei gesti di un uomo (Sam ha lavorato per un triennio con Frank Cornelissen sull’Etna, luogo dove ha anche inizialmente partecipato al progetto SRC) e poco altro, plasmano un nettare che incarna perfettamente, attraverso un gioco di potenza e freschezza, la filosofia produttiva del “less is more” in un territorio, Margaret River, che si distingue sempre più per la condotta etica e sensibile dei suoi viticoltori. Succoso, erbaceo, un poco allapante e vagamente fumé.
ENP Wine Rating: ✈️ 1/2
Prezzo in enoteca: 40,00
Syrah o Shiraz
Come regola generale, la maggior parte dei vini australiani e sudafricani sono etichettati “Shiraz” e la maggior parte dei vini europei sono etichettati “Syrah”. In altri paesi, le pratiche cambiano e i produttori di vino a volte scelgono “Syrah” o “Shiraz” per indicare una differenza stilistica nel vino che hanno prodotto.
I vini etichettati “Syrah” dovrebbero essere più simili ai classici rossi del Rodano Settentrionale; presumibilmente più eleganti, tannici, affumicati e meno fruttati.
I vini etichettati con “Shiraz”, d’altra parte, sarebbero quindi più simili agli archetipi australiani o ad altri esempi del Nuovo Mondo, presumibilmente più maturi, più fruttati, più alcolici, meno tannici, pepati piuttosto che affumicati e pronti sin da subito, a volte leggermente dolciastri.
Capito? Adesso vorrei salutarti con lo stesso esercizio che ti ho proposto all’inizio del primo episodio di questa saga: “Scrivi in 5 minuti cos’è per te la Syrah.” Mi farebbe piacere che, allo scadere del tempo, mi inviassi ciò che hai partorito. Potrebbe nuovamente essermi sfuggito qualcosa e il tuo contributo sarebbe molto apprezzato.
A presto.