Non basta sentirsi liberi, dichiararsi liberi, per esserlo veramente. La libertà non è definitiva, va rinnovata costantemente ogni qualvolta non ci si senta liberi. È scelta, sacrificio, dubbio e incertezza. E quella di Gian Marco Viano è una storia di libertà: ne ho conferma appena ci incontriamo, perché mi annuncia di avere lasciato il lavoro sicuro da viticoltore per una cantina di Carema, facendo ritorno a se stesso, alla sua famiglia e alle vigne della sua creatura, Monte Maletto.

Ritorno a Carema: Gian Marco Viano, Monte Maletto

Gian Marco nasce sommelier e “spacca”: subito importanti esperienze tra Glasgow e Londra, poi Villa Crespi, da Cannavacciuolo. Successivamente approda a Cogne, al Bellevue, e ne rivoluziona la cantina avendo da subito carta bianca sugli acquisti,  inserendo i “naturali” incontrati la prima volta oltremanica. Ricordo ancora la vecchia carta del Bellevue, in cui comparivano Maule, Mas Gassac, Henry Milan… e una folta schiera di irriducibili valdostani.

Ma è la vigna, la vertigine che provoca, ad attirarlo. Così nel 2014, dopo un periodo da Vajra, nelle Langhe, sempre come sommelier addetto all’accoglienza, sale a Carema per dare sfogo alle mani, con passione e grande coraggio. Libertà.

Ritorno a Carema: Gian Marco Viano, Monte Maletto - Cantina

Sono praticamente passati 10 anni da quel giorno e Carema allora viveva un periodo di progressivo abbandono. Pochi giovani, a esclusione di Matteo e Vittorio, rispettivamente Chiussuma e Sorpasso. Molti invece gli anziani, stanchi e assolutamente poco convinti dell’approccio biologico e poco interventista di Gian Marco, in vigna e in cantina. Le difficoltà, i dubbi nel raccontare un lavoro e un territorio diverso, i prezzi alti, se comparati senza cognizione di causa alla prevalenza di realtà vinicole “convenzionali” dello stesso territorio.

Gian Marco resiste e affianca al suo primo cru, La Costa, altre parcelle di Carema. Lavora cercando millesimo dopo millesimo una nuova identità per un territorio nobile come il Canavese, interpretando, oltre al Nebbiolo, l’Erbaluce, uva bianca dal carattere anche tenue e delicato. Traccia una via, la sua.

E i vini?

Ritorno a Carema: Gian Marco Viano, Monte Maletto - Vini

Il Vecchie Tonneaux ’21 è un Erbaluce in pressa diretta piacevolissimo, sottile e aereo, in cui la tonicità dell’uva è centrale. Il Battito del Maletto ’22, Nebbiolo tutto in acciaio, con un 10% di carbonica, emerge evocativo e succoso, mai stucchevole. Genesis ’22, di nuovo Erbaluce, questa volta macerato 4 mesi (troppo? No, le bucce sul lungo periodo tendono a “riprendersi” quanto non necessario), racconta la buccia, ripeto, la buccia, di questa grande uva in un modo tangibile al palato senza interposizione. Poi il Carema ’21 “Sole e Roccia”, che ha complessità e stoffa del grande Nebbiolo, lontano da certe recenti mode pinotteggianti di Langa. Ma è il Carema ’22 a esaltarmi: è una convergenza di mano, annata e territorio, fatta di ritmo, allungo e memoria. Puro, dritto. Partendo dal naso di rosa canina, canfora, terra, in bocca sale con classe, svelando frutto e un tannino delicato che si lega alla grana salina. Fantastico, onestamente.

Gian Marco Viano è un grande di Carema, qui lo sappiamo tutti. Altri giovani vigneron ne apprezzano le doti, artigiane e umane, ispirandosi al suo percorso personale nella produzione dei propri vini. Io stesso, seppure il vino lo beva, ma non lo produca, riconosco in lui una energia calma in cui i fatti contano più delle parole. Spaccarsi le ginocchia tra salite e discese, restituire slancio a un terroir per troppo tempo trascurato, amare ciò che solo con grande fatica può essere ottenuto, curare i dettagli: ecco, dunque, un’idea di libertà.

Gian Marco Viano, Monte Maletto, uomo libero.

E tu hai mai assaggiato i suoi vini?

 

Monte Maletto
Via Basilia, 38
10010 Carema (TO)
+39 392 451 6583
Website

 

About the Author: Edoardo “Edo” Camaschella

Nato ad Aosta nel Marzo del 1977, passo l’infanzia in skate. Poi snowboard, mountain-bike, trail… Musica, sempre, viaggi e contaminazione pure. Nel 2006 una Coulée de Serrant fa nascere in me l’amore per il Vino. Mi informo, assaggio, esploro, leggo e scrivo. Studio! Con ahimè pochissime occasioni di scambio e come sempre, senza indossare divise. Dal 2019 vendo la mia idea di Vino in Valle d’Aosta. Ma in fondo l’ho sempre fatto: raccontandolo agli amici, annoiando Francesca mia moglie, facendo scappare i miei figli, Bianca e Dante! Proprio la condivisione insieme alla natura del gusto, sono i cardini del mio approccio. Che è essenzialmente musicale, non necessariamente tecnico. Sicuramente emozionale e positivo. In una parola: hardcore!

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